Se i bambini assistono alla violenza domestica, sperimentano una violenza psicologica diretta

13 Luglio 2021

Ogni anno, migliaia di bambini in Svizzera assistono tristemente a episodi di violenza domestica tra i loro genitori o altri membri della famiglia, subendo una violenza psicologica diretta con traumi che a volte durano tutta la vita. Anche se i bambini non sono direttamente colpiti dalla violenza fisica, ne sono le vittime.

Nell’articolo del Sonntagszeitung del 20 giugno 2021 la situazione descritta è impressionante: i bambini vivono nella paura e provano un senso di impotenza, fra conflitti di lealtà e stati di shock. Negli interventi della polizia per violenza domestica, in aumento da anni, i bambini sono presenti in più della metà dei casi. L’Ufficio federale per l’eguaglianza fra donna e uomo stima che attualmente siano 300’000 i bambini e i giovani costretti ad assistere a episodi di violenza tra i genitori.

Non sono sufficientemente protetti e questa situazione deve essere risolta con urgenza. I bambini e i giovani interessati hanno bisogno di diritti legali propri, indipendenti dai diritti del genitore vittima della violenza fisica. 
 

I bambini in difficoltà dipendono dal coraggio morale

Nell’articolo del Sonntagszeitung la nostra direttrice Irène Inderbitzin spiega il problema principale: «Fino al momento in cui i bambini si rivoltano contro i propri genitori deve essersi verificata un’enorme quantità di episodi di violenza, poiché spesso la pressione è esercitata anche sui bambini.» I bambini quindi soffrono in silenzio. Per questo è ancora più importante che gli estranei osservino cosa accade e diano prova di coraggio morale. A chi possono rivolgersi i più piccoli per chiedere un sostegno? Come possono farsi sentire le persone che sono al corrente dei casi? Sia i bambini che gli adulti che conoscono le circostanze possono contattarci direttamente per l’assistenza legale o, in situazioni di emergenza, rivolgersi alla polizia o alle autorità di protezione dei bambini e degli adulti (ARP) nonché utilizzare le linee di aiuto telefonico 147 o 143, raggiungibili 7 giorni su 7, 24 ore su 24.

Sul Sonntagszeitung Irène Inderbitzin continua a spiegare perché urge un cambio di mentalità da parte delle autorità: «Purtroppo, è ancora diffusa l’opinione che il semplice fatto di assistere a un’aggressione sia solo una violenza indiretta. Bisogna riconoscere una volta per tutte che questi bambini sono altrettanto colpiti e subiscono una violenza psicologica diretta.» Questo significherebbe quindi che, per ogni caso di violenza domestica in cui è presente un bambino, l’ARP dovrebbe essere coinvolta attraverso la polizia. Il punto fondamentale è fermare la violenza psicologica e fisica. Da un lato è necessario che i bambini siano sostenuti da misure di protezione dell’infanzia, come le terapie psicologiche, dall’altro deve anche essere imputabile la responsabilità legale del reato, sia per la violenza fisica perpetrata contro l’adulto che per la violenza psicologica nei confronti del bambino. Questo richiede un procedimento penale in cui il bambino è un soggetto giuridico a parte. È quindi tanto più importante, per la protezione dei minori vittime di violenza, che i procedimenti penali siano a misura di bambino. In tutte le decisioni e le misure disposte, l’interesse superiore del bambino è sempre l’elemento determinante.

 

Qual è la situazione giuridica attuale?

Nel 2017, la Confederazione ha ratificato la Convenzione di Istanbul, o Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che affronta anche esplicitamente il tema della protezione dei bambini testimoni di atti di violenza familiare. Ma nel nostro Paese, come già detto, esiste un problema di attuazione. Il 18 giugno scorso, la Confederazione Svizzera ha pubblicato un primo rapporto degli Stati in merito alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), che affronta anche la protezione estesa dei testimoni minorenni. La Convenzione di Istanbul richiede di conseguenza un numero sufficiente di rifugi per le vittime. Attualmente in Svizzera è presente solo una casa rifugio per ragazze a Zurigo. Dopo la ratifica, il Consiglio federale ha creato la possibilità di sostenere progetti e misure di prevenzione della violenza, con aiuti finanziari per circa 3 milioni di franchi all’anno. Continuiamo a monitorare la situazione.

Si iscriva alla nostra newsletter per rimanere informato. 

Le consigliamo anche questo podcast sull’argomento (in tedesco).