La protezione del minore attraverso la partecipazione

19 Novembre 2023

Ogni anno, oltre 100’000 bambini e giovani in Svizzera entrano in contatto con il sistema giudiziario. Tutti hanno il diritto alla partecipazione. Ciononostante, questo diritto viene troppo spesso dimenticato, e i minori rimangono inascoltati quando vengono prese le decisioni. Come ufficio dell’ombudsman nazionale e indipendente, abbiamo il compito principale di garantire che questa partecipazione venga attuata dagli specialisti competenti.

 

Cosa si intende con partecipazione?

Collaborare, avere voce in capitolo ed essere presenti: la partecipazione è questo. In ambito giuridico, la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo stabilisce all’articolo 12 che ogni bambino capace di discernimento ha il diritto di esprimere la sua opinione e che quest’ultima deve essere presa in considerazione. A tal fine, si deve dare al minore la possibilità di essere ascoltato sia direttamente sia attraverso un’apposita rappresentanza.

Il diritto alla partecipazione è il perno attorno al quale ruotano i diritti dei minori. Il minore ha il diritto di esprimersi in merito a tutti gli ambiti della vita e ai propri diritti, come illustra il seguente grafico: 

Partecipazione

La partecipazione nel sistema giuridico

Garantire ai minori la partecipazione è un’impresa complessa. A questo processo partecipano numerosi soggetti e specialisti che agiscono, ognuno, dalla propria prospettiva. È quindi ancora più importante che, in fatto di partecipazione, tutti «parlino la stessa lingua».

Partecipare nel sistema giudiziario significa per il minore 

  • essere informato sui propri diritti
  • avere a disposizione adeguate possibilità di ricorso alla giustizia
  • essere interpellato e ascoltato nei procedimenti che lo riguardano

È quindi particolarmente importante che si tenga debitamente conto delle opinioni dei minori in considerazione del loro grado di sviluppo e di tutte le eventuali difficoltà di comunicazione. Solo così la partecipazione ha un senso. I minori sono soggetti di diritto a tutti gli effetti e devono essere presi sul serio.

Partecipazione

La partecipazione come processo

In un procedimento giudiziario, la partecipazione deve essere intesa come un processo. Lo scambio di informazioni e il dialogo tra i minori e gli adulti non vanno intesi come azioni puntuali. In ogni procedimento, l’elemento centrale della partecipazione è naturalmente l’audizione del minore (a questo argomento abbiamo infatti dedicato un altro articolo del blog). Ma anche prima e dopo l’audizione, i minori devono essere informati ed essere o continuare a essere coinvolti nell’ottica della partecipazione. Solo così possono comprendere come vengono considerate le loro opinioni e quelle degli adulti e come ciò si riflette a sua volta sull’esito del processo. 

 

Il giusto equilibrio tra l’impotenza e il sovraccarico

Ogni minore e ogni caso giuridico è diverso dagli altri. Stabilire in che misura si debba e si possa coinvolgere un giovane in un procedimento richiede ogni volta una nuova valutazione. Il seguente modello composto da nove fasi, dal livello 1 (strumentalizzazione) fino al livello 9 (auto-organizzazione), illustra quanto possa essere impegnativa la partecipazione. È quindi fondamentale valutare correttamente il minore con le sue capacità individuali al fine di evitare di pretendere troppo o chiedere troppo poco.

Partecipazione

Un livello di partecipazione eccessivo può mettere il minore sotto pressione, poiché nel suo percorso evolutivo non ha ancora raggiunto questa abilità. I minori non si devono confrontare con tematiche e decisioni che non sono in grado di gestire. Se, invece, il livello di partecipazione è troppo basso o viene meno, nel minore può generarsi un senso di impotenza e di rassegnazione. Gli specialisti hanno quindi il compito di scegliere il livello di partecipazione più alto possibile e giusto per la situazione e il minore in questione.

 

Idee di protezione sbagliate

Spesso, ancora oggi si rinuncia del tutto alla partecipazione dei minori pensando così di tutelarli, evitando loro stress inutili. La ricerca sulla resilienza rivela tuttavia che è proprio vero il contrario. Se i minori sperimentano le proprie capacità di auto-efficacia e si sentono presi sul serio, la loro resilienza si rafforza. Se invece si sentono ignorati o addirittura manipolati, c’è il rischio che si isolino, si chiudano in loro stessi o facciano opposizione, complicando ulteriormente l’intero procedimento. A subire il danno maggiore è però il minore, con conseguenze non calcolabili.

 

Esempio di consulenza: il diritto scolastico

Vlora, 14 anni, è vittima di mobbing a scuola già da diverso tempo. Viene derisa per il suo aspetto, presa a calci e spintonata quando non ci sono adulti nelle vicinanze (ad esempio negli spogliatoi della palestra o durante i lavori di gruppo prima di entrare in aula). Ha provato a parlarne con l’insegnante, la quale però le ha detto di avere pazienza, che con il tempo le cose miglioreranno. L’insegnante parla in classe della situazione di Vlora, ma gli episodi di mobbing continuano. La ragazza soffre molto e fa sempre più assenze da scuola.

La zia di Vlora ha contattato l’Ufficio dell’Ombudsman dei diritti dei bambini Svizzera. Abbiamo quindi fissato un appuntamento telefonico con la giovane, durante il quale le abbiamo illustrato quali sono i suoi diritti. Le abbiamo spiegato quali forme di partecipazione ha a disposizione e le abbiamo proposto di contattare l’assistente sociale della scuola, che le illustrerà la situazione e discuterà con lei quali provvedimenti può intraprendere la scuola e che tipo di aiuto le può dare l’istituto scolastico. Successivamente, l’assistente sociale ha affrontato il tema del mobbing con l’intera classe e l’insegnante. La situazione della ragazza è migliorata e tutta la classe ne ha tratto beneficio. Nel caso di Vlora, non sono stati rispettati numerosi diritti: i diritti di partecipazione alle informazioni, il diritto di essere ascoltata, di esprimere le sue opinioni, di crescere libera dalla violenza, di essere protetta nella sua incolumità psichica e fisica e il diritto all’istruzione. L’Ufficio dell’Ombudsman dei diritti dei bambini Svizzera è riuscito a impedire ulteriori episodi di violenza e mobbing. Il nostro sostegno è stato proficuo non solo per Vlora: la sua storia ha infatti motivato altre e altri insegnanti ad affrontare il tema del mobbing in classe, e così è migliorata anche la situazione di altri bambini della sua scuola. L’esempio di Vlora insegna che ogni consulenza contribuisce, passo dopo passo, a rendere il nostro sistema giudiziario più a misura di minore.

 

L’obbligo degli specialisti

Gli specialisti hanno l’obbligo di attuare i diritti dei minori. Nella vostra professione avete a che fare con minori coinvolti in procedimenti giudiziari? Riscontrate che non riescano a esercitare i loro diritti, ma non avete alcuna possibilità di cambiare questa situazione? Spiegate ai bambini che possono rivolgersi a noi!

Per maggiori informazioni sul tema della protezione dei minori attraverso la partecipazione, leggete il nostro articolo completo pubblicato nell’ultimo numero della rivista «undKinder» (disponibile solo in tedesco) dell’Istituto Marie Meierhofer per il bambino (MMI).